Ancora una volta mi sono trovato a discutere di gatti con un amico. Mentre parlavamo, ho notato che chi è convinto che i gatti siano opportunisti interpreta ogni loro comportamento sotto questa luce. Lo strofinarsi all’ora di mangiare, il fatto che non obbediscano e seguano le proprie esigenze… tutti indizi che danno forza a questa opinione.
Chi apprezza l’autonomia del gatto, invece, considera il suo modo di chiedere il cibo come una semplice modalità di comunicazione e la sua libertà come una caratteristica che lo fa stare alla pari (e non alle dipendenze) del padrone di casa.
Chi ha ragione? Il punto è che le nostre conclusioni sono filtrate dalle convinzioni che già abbiamo. E le convinzioni sono create in base ai fatti che notiamo… ma i fatti che scegliamo di notare dipendono da tutte le conclusioni a cui siamo arrivati in passato! E’ un circolo vizioso. Se ho un’esperienza di un gatto molto opportunista, partirò sempre da quest’idea quando osserverò altri gatti.
Si tratta di un meccanismo noto e funziona in ogni ambito. Non solo riguardo ai gatti 🙂
Abbiamo bisogno di filtrare, perché, filtrando la realtà, ci sentiamo in grado di comprendere il mondo. Quindi abbiamo bisogno di avere conferme di ciò in cui crediamo. Non solo! Viviamo la nostra vita in base all’idea del mondo che ci siamo fatti… mettere in discussione questo filtro potrebbe destabilizzarci.
A questo proposito, mi sembra azzeccatissima una frase del regista Alan Alda:
“Inizia a mettere in discussione le tue convinzioni. Le convinzioni sono le nostre finestre sul mondo. Vanno pulite a fondo ogni tanto, altrimenti la luce non può entrare”
… e cosa penso io dei gatti?
Che non sono etichettabili. Né opportunisti né autonomi, gli animali non seguono i nostri schemi. Niente è etichettabile, però abbiamo bisogno di etichette per sopravvivere. Basta sapere che è così, in modo da poter “pulire spesso la finestra sul mondo”.
(Immagine: Reflection by Gerry Dincher)